Barcellona sta vivendo un momento di grande successo nel mondo dell’arte contemporanea. Il Museu d’Art Contemporani de Barcelona (MACBA) ha appena aggiunto 285 opere alla sua collezione, consolidando la sua posizione come uno degli epicentri culturali più dinamici del paese. Ma questa non è solo un’altra notizia di acquisizioni artistiche. È un riflesso della direzione che il museo sta prendendo nel suo modo di pensare l’arte, la sua politica decoloniale, le nuove ecologie e le narrazioni dimenticate che ora trovano spazio, corpo e voce.
Crescita significativa
Non si tratta di accumulare per il gusto di accumulare. Le opere incorporate provengono da acquisti, donazioni e depositi, principalmente dal Consorzio MACBA, dalla Generalitat de Catalunya e dalla Fundació MACBA. Il criterio non è stato quello di gonfiare i numeri, ma di rafforzare le linee curatoriali su cui il museo ha lavorato: il recupero di artisti locali, la visibilità di contesti taciuti e l’esplorazione di nuovi formati.
Con queste acquisizioni, il MACBA supera le 6.000 opere, che si aggiungono a una collezione documentaria impressionante: 150.000 documenti d’archivio e 14.000 pubblicazioni di artisti. La cifra è davvero impressionante, ma l’aspetto più interessante è rappresentato dai nomi, dalle storie e dai concetti che si celano dietro ogni opera.
Voci internazionali e punti di vista critici
Uno dei punti più forti di questo rinnovamento è l’ingresso di opere di artisti di fama internazionale. Claudia Andujar, fotografa e attivista sociale, entra con una serie di 20 opere dal titolo Sonhos Yanomami, frutto di decenni di lavoro con questa comunità indigena dell’Amazzonia brasiliana. La serie, profondamente coinvolgente, dà voce a un popolo minacciato e fa capire che l’arte può essere anche una trincea.
Degni di nota sono anche la video installazione The Circle di Bouchra Khalili, che il MACBA ha presentato nel 2023, e Rivâl di Thomias Radin, vincitore del Loop Fair 2024 Acquisition Award. Si tratta di opere che non solo dialogano con il presente, ma lo mettono in discussione da una prospettiva critica, politica e sensibilmente contemporanea.
Il 30° anniversario come catalizzatore
Molte delle opere sono state inserite in vista delle mostre che celebreranno il 30° anniversario del museo. È il caso delle opere di Lara Fluxà, Mònica Planes e Gregori Civera, che offriranno ai visitatori una lettura rinnovata della collezione permanente.
La sorprendente poetica di Coco Fusco arriva al MACBA
Inoltre, la fotografia documentaria della costruzione del MACBA – scattata tra il 1993 e il 1995 da Civera e Josep M. Molinos – assume una rilevanza particolare. Si tratta di un esercizio di memoria visiva che collega il passato architettonico del museo con il suo presente concettuale.
Artisti catalani e ricordi dell’esilio
Una parte importante delle nuove acquisizioni corrisponde ad artisti catalani la cui carriera non è molto visibile. La donazione di 43 opere di Benet Rossell, ad esempio, rafforza la presenza dei cosiddetti “catalani di Parigi”, artisti sfuggiti al regime di Franco per sperimentare in libertà. A loro volta, le sculture di Ramon Guillen-Balmes, incentrate sull’organico e sul corporeo, aprono un dialogo con le nozioni di protesi, memoria e desiderio.
Altri nomi chiave come Martí Anson, Susy Gómez e Tere Recarens, le cui opere offrono una visione intima, performativa e narrativa. E c’è Mari Chordà, come una gemma dell’archivio, con la sua opera Disoldre’s 2 (1967/2024), una delle grandi pioniere dell’arte femminista in Spagna.
Fumetti, illustrazioni e nuovi linguaggi
Il MACBA fa anche un passo deciso verso altri formati con l’incorporazione di opere di fumetto e di arte grafica, come The Gulf War di Nazario o l’opera #127 di Martin Vitaliti. Questo indica un chiaro desiderio da parte del museo di aprire le porte a linguaggi che, per molto tempo, sono stati emarginati dal circuito istituzionale.
E se parliamo di nuove forme, non possiamo trascurare pezzi come Gravidade di Carlos Motta o Oruguismo di Rosario Zorraquín, che dialogano con il corporale, il politico e il postcoloniale, da una prospettiva assolutamente contemporanea.
Un archivio che sta crescendo
L’espansione non si limita alle sale espositive. Il Centro Studi e Documentazione (CED) del MACBA si arricchisce anche dell’archivio della Galleria Cadaqués, della collezione fotografica di Francesc Torres e delle pubblicazioni di case editrici indipendenti come Bored Wolves, Overlapse e Terminal Ediciones.
Questo lavoro documentario, spesso invisibile, è alla base di gran parte del discorso del museo e garantisce alle generazioni future la possibilità di studiare, ricercare e reinterpretare la produzione artistica da molteplici angolazioni.
Un museo che non dorme mai
Questa serie di acquisizioni rivela non solo un ampliamento del catalogo, ma anche una presa di posizione. Il MACBA non si sente a proprio agio con la contemplazione passiva. Sta costruendo una narrazione complessa, a volte scomoda, ma profondamente necessaria. Dai popoli indigeni dell’Amazzonia ai fumetti underground, passando per il femminismo catalano o le nuove forme di performatività, il museo dà voce ai margini e riconfigura il suo centro.
Questo 30° anniversario non è una celebrazione nostalgica, ma una dichiarazione di intenti. Un invito a guardare l’arte da altre coordinate, ad ascoltare nuove voci e a capire che l’arte contemporanea non è solo estetica: è anche politica, corpo, memoria, dissidenza e territorio.