Dopo la morte dello scrittore Paco Candel all’età di 82 anni, la Biblioteca di Catalogna ha acquisito il suo archivio personale per 131.250 euro.
La biblioteca giustifica il valore con il fatto che la maggior parte dei documenti è inedita e che può condividere i diritti di sfruttamento su base non esclusiva.
In sintesi, l’archivio è composto da 220 cartelle di originali dei suoi saggi e libri, circa 6.000 lettere e una trentina di quaderni scritti a mano con i suoi diari tra il 1975 e il 2004.
Include anche lezioni e un progetto di romanzo.
L’archivio contiene una raccolta di recensioni dei suoi libri e di interviste da lui rilasciate.
Include ritagli di giornale degli anni Trenta su questioni urbane, economiche e demografiche di Barcellona e un centinaio di fotografie.
Paco Candel, il cronista di Barcellona
Arrivato a Barcellona in giovane età, lo scrittore ha conosciuto da vicino tutti i problemi dei sobborghi proletari della grande città.
Con il passare degli anni, Candel ha fatto sue queste preoccupazioni, che ha poi tradotto in forma letteraria. Molte delle sue opere furono addirittura censurate durante la dittatura.
La sua opera più nota è il reportage/saggio “Gli altri catalani” (Els altres catalans, 1964), in cui descrive la situazione di affollamento degli immigrati nella periferia di Barcellona.
Durante la sua vita ha pubblicato opere in catalano e in spagnolo.
L’archivio personale è stato mantenuto intatto dai figli e dalla sorella.
Altri lavori:
- C’è una gioventù che aspetta, 1956.
- Dove la città cambia nome, 1957.
- Hanno ucciso un uomo, hanno rotto un paesaggio, 1959.